venerdì 28 novembre 2008

cerco un centro di gravita' permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente

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ovviamente il centro di gravità permanente, che che ne dica il buon Franco, non l'ho ancora trovato, ma nella foto mi vedete seduta esattamente sul CENTRO geografico della Nuova Zelanda,

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che si trova su una collina di Nelson, graziosa città sul mare, nel nord dell'isola del Sud.
Nelson, al contrario di ogni città europea che si rispetti, possiede un centro francamente bruttino (la loro cattedrale è , a dir poco, raccapricciante) e una zona preiferica residenziale meravigliosa,
Immaginate, infatti, case sulle colline che danno direttamente sul mare con strade sali e scendi (un po' in stile San Francisco), il tutto circondato da una vegetazione lussureggiante e con un clima a dir poco ideale (questa è una delle zone con più sole e in cui piove meno di tutta la Nuova Zelanda).
Quindi ,se decideste mai di trasferirvi qui, questa è la vista che potreste avere da casa:

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(tra parentesi il terreno che vedete spoglio nella parte bassa della foto è in vendita, se volete mi informo).
Nelson ha un ritmo molto particolare: sembra di stare in una città in cui succeda quel che succeda chissenefrega, tanto qui si sta benone. Qui tutti sono rilassati e cordali, tanto che mentre giravo per strada, scambiando due parole con un signore (qui praticamente tutti ti salutano o ti sorridono se ti incontrano in giro, specie in un sentiero) non ho potuto fare a meno di accettare delle arance che mi ha appositamente staccato dall'albero che cresce nel giardino di casa sua. Compreso nel prezzo c'era pure indirizzo, numero di telefono ed email, non sia mai che io decida di tornare o abbia bisogno di qualcosa dalla nuova zelanda. Normale, no?

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Proprio in città c'è anche una bella spiaggia (Tahunanui beach), dove si può tranquillamente fare una passeggiata al tramonto o il bagno se c'è caldo.

Nei giorni in cui non ho aggiornato il blog, sono finalmente riuscita a vedere le balene a Kaikoura, ma non sono riuscita a fotografare il momento migliore quando la balena si re-immerge e rimane con la coda in alto per qualche secondo (che poi è l'immagine ufficiale del logo di Kaikoura)perchè la prima balena l'ha fatto quando non ero preparata a fare foto e la seconda si è immersa senza farlo (maledetta!) quindi le foto che ho non sono un granchè ma meglio di nulla.
Ho visto due esemplari di sperm-whales (non ho idea della traduzione in italiano, ma penso sia capodoglio) che sono veramente animali immensi. Peccato, però che la parte che emerge quando salgono per respirare è veramente minima, quindi non ti rendi proprio ben conto di quanto grande sia l'essere che ti è di fronte, a meno di 50 metri. Quindi se passate di qua, consiglio di risparmiare un po' e fare l'escursione in aereo, in cui, dicono le balene si vedono meglio, o per lo meno, se ne intuisce meglio la dimensione.

Quel robo grigio che vedete è la balena

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e qui potete notare il famoso spruzzo dal ''naso''

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ed ecco a voi pure un albatross

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Prima di Nelson, sono poi stata nella regione vinicola di Marlborough, che è un altro posto fantastico.

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qui mi sono trattata bene e sono stata in un b&b direttamente nelle vigne, a casa di due signori molto simpatici con un grande senso dell'umorismo e una casa a dir poco meravigliosa con piscina, giardino alla mediterranea (in cui crescono arance e limoni) e orto con ogni ben di dio.
Nel raggio di 5 km da dove ero, ci sono circa 25 cantine e praticamente tutte sono aperte per far assaggiare i loro vini. Ovviamente non ho perso l'occasione e mi sono fatta un bel giro, iniziando a degustare vini dalle 11 del mattino (subito dopo aver mangiato bacon e uova :P)
Devo dire che i vini neo-zelandesi sono in generale buoni, anche se comunque particolari per un europeo. Alcuni sanno molto di frutta, altri sono molto minerali, hanno comunque gusti molto più particolari dei nostri. Ho degustato in generale ottimi Pinot grigi e Sauvignon Blanc, anche i Pinot neri non sono male (anche se preferisco la regione del Central Otago per quelli) e qualche ottimo Riesling. Invece, proprio non sopporto i loro Chardonnay, che sanno di affumicato che manco il salmone e, soprattutto il Gewurztraminer, che non si potrebbe immaginare più diverso dal nostro: il nostro è profumato ed aromatico; il loro o è secco e superalcolico (sfiorando i 15 gradi) o è un po' meno alcolico ma dolce (?!?!). Ho tentato di spiegare ai kiwi perchè per me quel vino era “strange ma non so mica se ci sono riuscita :P
Però ho trovato una specie di passito (ovviamente acquistato) che mi ha dato particolare soddisfazione.
In ogni caso, sempre in zona si mangia benissimo e i menù sono particolarmente curati (purtroppo non ho foto perchè mi ero scordata la macchina fotografica a casa) e c'è una sorta di atmosfera mediterranea, forse dovuta anche al vino e all'olio di oliva che si produce qui. Anche questo è un bel posto dove stare, anche perchè tutte le persone che lavorano in zona e si occupano della terra, del vino o anche solo del marketing dello trasudano una passione per quello che fanno, che davvero non può non ben impressionare chi si trova, semplicemente, a passare per queste lande benedette dal bacco e apollo.

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giovedì 27 novembre 2008

Catherine likes high places, high up on the hills, a place for making noises, Noises like the Whales [...] and listen to the wind blow

ATTENZIONE CI SONO BEN DUE POST NUOVI.
e dato che non c'e' due senza tre, appena mi riprendo dal wine-tasting,ne postero' pure un altro.

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Kaikoura meriterebbe, di diritto, a livello di cittadina, di stare tra le città peggio riuscite al mondo. Nonostante questo, è immersa in uno scenario naturale pazzesco (montagne innevate che danno direttamente sull'oceano

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e ha la fortuna di essere ormai diventata una delle sedi principali di whale-watching (osservazione delle balene) e non solo (sempre in zona sono presenti delfini, otarie, orche, pinguini, albatros e foche. Praticamente l'arca di Noé!
Ovviamente sono qui per le balene, che diciamoci la verità, si fa un po' fatica ad avvistarle ai lidi :P
Il pomeriggio in cui sono arrivata c'era un vento allucinante. Per un po' non si riuciva a camminare e io ero in un sentiero sopra la scogliera a picco sul mare (penso che però peggio di me se la passassero quelli che avevano scelto il sentiero sull'oceano che nel frattempo era in burrasca seria)

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il vento trasportava disperse gocce di oceano e infatti alla fine di tutto quanto, quando sono riuscita a riconquistare la macchina, avevo la faccia completamente salata!
Stamattina avevo appunto la gita per avvistare le balene... il tempo era bello con un caldo allucinante ma il vento non dava tregua. Arrivo da dove dobbiamo partire e allegramente scopro che hanno cancellato tutte le uscite di oggi perchè il mare è previsto molto agitato. Mi hanno fissato un nuovo appuntamento per domani (ma ora ci sono delle nuvole in cielo poco raccomandabili)...speriamo bene.
Quindi abbastanza contrariata (anche perchè a parte le balene la città non è che offra molto) ho preso la macchina per fare un giretto e subito chi ti incontro? Un branco di foche intente ad oziare e a prendere il sole. Le altre volte avevo sempre visto le foche o da alture o dalla barca, ma stavolta ero davvero vicina (meno di 5 metri, non di più che le foche., se spaventate, sono capaci di mordere)

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poi dato che il caldo si fa insopportabile anche in maglietta e pantaloni di cotone, decido di tornare a casa a cambiarmi e mettermi in vera tenuta da spiaggia con le infradito (che qui chiamano jandals)

e infatti eccomi a prendere il sole

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come vedete non sono l'unica
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ho provato anche a mettere i piedi nell'oceano pacifico

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e vi assicuro che era veramente freddo.

Ho concluso la giornata seduta ai tavoli di legno accanto ad un baracchino (letteralmente) dove cucinano pesce fresco. Un posto a cui non daresti due soldi ma che qui conoscono tutti ed apprezzano anche perchè è molto economico
La mia scelta: le famose cozze della Nuova Zelanda, famose perchè, oltre ad essere 4 volte le nostre, hanno il guscio di colore verde.

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e tutto questo l'ho pagato meno di 3 euro (cespy, continua pure ad andare a Dublino :P).
Direi che nonostante nessuna balena avvistata, non è stata una brutta giornata...

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ice age coming ice age coming throw me in the fire

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La west coast della Nuova Zelanda è un posto davvero unico al mondo.
Oltre ad avere montagne a picco sul mare di Tasmania, presenta un facile accesso a due ghiacciai (il Fox Glacier e il Franz Joseph Glacier) quasi a livello del mare, circondati da foreste sub-tropicali, che definire lussureggianti è dire poco.
A questa latitudine, non esiste altro luogo al mondo in cui i ghiacciai siano così vicini alla costa.

La grandezza del Fox e del Franz Joseph è dovuta all'enorme quantità di pioggia che si abbatte sulla regione del westland (si parla di qualcosa come più di 7 metri di precipitazioni all'anno e, in effetti, la regione è soprannominata giustamente wetland) e , nelle quote più alte, di neve (e qui si parla addirittura di 35-45 metri di neve all'anno).
I ghiacciai, come è ovvio che sia, sono anch'essi soggetti alla forza di gravità e, per questa ragione, scivolano verso valle. La particolarità però del Fox e del Franz Joseph glacier è che il loro ritmo di discesa è stupefacente: il Franz Joseph avanza al ritmo di un metro al giorno ma può arrivare fino a 5 (una velocità di ben 10 volte superiore ai ghiacciai europei). Inoltre, questi sono forse, gli unici ghiacciai al mondo che non si stanno ritirando, ma anzi stanno avanzando.

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Questo è il Fox glacier (chiamato così in onore di William Fox, primo ministro locale dotato di una certo divismo visto che si auto-intitolò il ghiacciaio) ed è pure, tra i due, quello che ho visitato meglio (purtroppo però per mancanza di tempo e salute non ho fatto l'esporazione di mezza giornata a piedi sul ghicciaio e per mancanza di soldi, non ci sono volata sopra in elicottero).
Il ghiacciaio è lungo 13 (ho detto TREDICI) chilometri, ha una profondità massima di 350 metri e termina 250 metri sopra il livello del mare. Ma meglio di tutti i numeri è sufficiente questa foto

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che mostra a confronto l'altezza di 2 esseri umani (sono i due puntini blu e rossi in basso a centro-sinistra) con la parte terminale del ghiacciaio.
Impressive, no?

Sempre in zona si trova lo spendido lake Matheson, che si vanta di essere il lago più fotografato della Nuova Zelanda. Il motivo è presto spiegato: il nostro amico Aoraki (esattamente il versante opposto a quello da me già visitato e postato in precedenza), infatti, si specchia letteralmente nelle sue acque, creando scenari fiabeschi

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(Aoraki è quello sulla destra, sulla sinistra invece il monte Tasman).

Sono poi stata a Hokitika, città famosa per la lavorazione della giada. La città in sè è piuttosto bruttina, ma alloggiavo in un fantastico campeggio provvisto di bungalow in legno con tanto di bagno e cucina e davanti a me avevo un piccolo allevamento di animali:capre, maiali, polli, papere e i buffi alpaca

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In più ho finalmente visto (e per giunta gratis, visto che sono diventati attrazione turistica= fonte di guadagno) i famosi glow-worms. Vi chiederete che diamine sono? Ebbene sono larve delle zanzare dei funghi, che emanano, al buio una luce blu-verdina (quelli che ho visto io ero decisamente più blu che verdi). I glow worms si sviluppano in ambienti umidi e, in genere, bui e si creano un appiglio alla parete della roccia o alla vegetazione. Altri insetti, attratti dalla luce, si dirigono verso il glow worm, rimanendo incastrati in alcuni filamenti per diventare, infine il pasto della larva. Devo dire che 'sti glow worms sono davvero bellini. Nel buio all'improvviso ti appaiono tante lucine blu in stile natalizio... sembra quasi un presepe (sapete quei presepi in cui, a un certo punto, diventa notte e si vedono le stelle), però si discuteva con altra gente che possono anche diventare vagamente inquietanti: immaginate, infatti, di rimanere al buio di notte nel bosco ed improvvisamente vi appiono tutte ste lucine??? io penserei di essere in una puntata di x-files.

Dalla West coast, mi sono poi di nuovo spostata verso est, per raggiungere la località montana termale di Hamner Springs dove c'era un caldo allucinate.
Non vedrete foto di Hamner, semplicemente perchè ho passato l'intera giornata con il mio amabile culo immerso nelle acque termali ad una temperatura variabile tra 36 e 41 gradi e pure in acque sulfuree che sapevano di uova marce.
Consigliano di non guidare dopo l'immersione e ora capisco perchè: ero stremata!
Nonostante questo, nella stupenda guesthouse dove ero ospite, avevo a mia totale disposizione (oltre ad un megaschermo lcd) la cucina e mi sono preparata, manco fossi Salvo Montalbano, la pasta con le sarde (ok mancava lo zafferano e il finocchietto, ma era comunque molto buona). Finita, la pasta, arrancando verso la tv mi metto a fare zapping e che ti trovo su Maori Television? Il film di Castellito tratto dal libro della moglie con Penelope Crùz (di cui ora non ricordo il titolo): il tutto in italiano sottotitolato in inglese. Ormai il film era quasi finito, ma nella scena in cui i becchini chiedono che cosa devono scrivere sulla lapide e Castellito risponde: “Italia”, quasi quasi mi commuovevo (pensando anche alla stretta attualità della scena).
Poi ho pensato alla canzone di Mino Reitano, ho finito l'ennnesimo bicchiere di Sauvignon Blanc e mi è passata subito :P
ITALIA ITALIAAAAAAAAAAAAAA, questa canzone io la canto a TEEEEEEEEEEEE





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mercoledì 26 novembre 2008

exit 75: I'm still alive

I'm still alive and kicking, boys.
questo silenzio e' dovuto al fatto che non ho avuto una connessione decente per qualche giorno. ma da domani dovrei riaverla, quindi preparatevi ad almeno 3 nuovi post (mica ho messo di scrivere, anche se non potevo postare).
nel frattempo io sono spersa tra le vigne della regione di Marlborough nel nord dell'isola del sud. e stasera ho (STRANO) mangiato come una porcella, il tutto accompagnato da ottimo vino.

ora vi saluto che vado a farmi un po' di porto o di sherry, di cui ho due bottigliette a gratis in camera! pazzi! non sanno che non ne troveranno piu' nemmeno una goccia.

a domani con i resoconti dei ghiacciai, la west coast, hamner springs e kaikoura.

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martedì 18 novembre 2008

I've been a miner for a heart of gold

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Chi sottovaluta l'intuizione commette sempre grandi errori.
E' grazie all'intuizione che sto scegliendo i luoghi da visitare (a parte la guida della lonely planet) e i posti dove fermarmi.
Se non avessi seguito il mio intuito ora sarei ,probabilmente, a farmi spennare in un qualche ristorante di Queenstown, città molto famosa da queste parti, dato che vi è stato inventato il Bungee jumping.
Ebbene da Queenstown sono passata (e credo ci tornerò pure domani), ma non mi ha colpito più di tanto. Come prima cosa è molto turistica, piena di negozi di souvenirs e di punti vendita di grandi catene alimentari e non (c'è pure Louis Vuitton). Per carità, ci sono pure locali molto carini e café deliziosi. Però, boh, non mi ispirava sin dall'inzio tutta questa smania di città dove bisogna divertirsi per forza. Quindi già avevo deciso di fermarmi in un paesello vicino (a meno di 20 km) che la Lonely definiva molto pittoresco e che mi ispirava assai.
E ho fatto benissimo.
Arrowtown, il paesello in cui mi trovo, è una piccola perla e sembra letteralmente uscito da un altro mondo.

Appena arrivi, ti accolgono viali alberati (che dicono incantevoli in autunno) e le abitazioni sono tutte rappresentate da cottage in legno.
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(questo è l'ufficio postale)

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il centro storico (in realtà una sola via) è anch'esso sullo stesso stile cottage e ti suscita una duplice sensazione: da una parte, pensi di essere finito nel far-west e ti aspetti che John Wayne esca sparandoti da una porta

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dall'altra ti sembra quasi di stare in europa (francia e svizzera) quando ti compaiono di fronte localini come questi

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In realtà pure qui è pieno zeppo di turisti, ma almeno c'è un certo stile.
Arrowtown divenne famosa nell'Ottocento, in seguito alla scoperta dell'oro nelle sabbie dell'Arrow River (ancora oggi l'Arrow e alcuni fiumi limitrofi sono tra i corsi d'acqua più ricchi di oro al mondo).
La corsa all'oro fu un avvenimento molto importante nella storia di questa regione e, in parte, ne sono sopravvissute le testimonianze nell'inquietante insediamento cinese (trattasi delle baracche in cui vivevano i primi cinesi immigrati in Nuova Zelanda attirati dal metallo giallo).
I cinesi, giunti in Nuova Zelanda per migliorare la propria condizione sociale, furono male accolti dalla popolazione bianca locale, ragion per cui fecero comunità tra di loro, vivendo in queste specie di baracche, lavorando da mattina a sera.

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La regione in cui mi trovo è anche famosa per la produzione di vino (vantando aziende vinicole tra le più a sud del mondo) e oggi non mi sono certo fatta mancare una visita in ben tre di queste aziende, per gustare il Pinot nero (ne ho acquistata pure una bottiglia di una qualità con caratteristiche a dir poco peculiari), che ha vinto premi a livello mondiale.

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In un'azienda ho pure allegramente pranzato accompagnata da un ottimo Sauvignon Blanc e una specie di Riesling passito.
Ecco il mio piatto tipo mediterraneo con ogni ben di dio

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e il dessert (cheesecake al cioccolato bianco) con coulisse al limone e biscottini alla mandorla ed albicocca

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già vi vedo che sbavate come questo gatto sul cartello della cioccolateria

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io, invece dopo tutto sto bere “lilac wine I feel unsteady”.

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domenica 16 novembre 2008

Rain is what the thunder brings, for the first time I can hear my heart sing, call me a fool but I know I'm not

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Già da 2 giorni, le previsioni del tempo neozelandesi dicevano che domenica sarebbe stata brutta con “heavy rains nel southland”. Ma dato che le previsioni qui non ci prendono praticamente mai (per lo meno, per quello che ho visto finora) non ci avevo dato molto peso.
Ho fatto evidentemente molto male...

Stamattina mi ha svegliato il diluvio universale.
Letteralmente.
Mai vista tanta pioggia in vita mia. E, sinceramente, ora capisco perchè il bosco che c'è tutto attorno ai fiordi lo chiamano RAINforest (e ci credo)!
In ogni caso, oggi avevo prenotato la mia esplorazione del Milford Sound e le opzioni che si presentavano erano sostanzialmente due: rinunciare e perdere l'occasione (e i soldi) o tentare la sorte lungo la strada per Milford, 120 km sotto il diluvio universale con le nubi basse che manco la nebbia in piazza a Ferrara.
Se mi conoscete, sapete che ovviamente ho scelto la seconda opzione.
Sono partita molto per tempo, perchè c'è sempre il rischio che crolli un albero (gli alberi della rainforest non sono piantati nel terreno, ma si reggono alle pietre e non è raro che precipitano sotto il peso delle forti pioggie o della neve) e che chiudano la strada.
Per fortuna nulla di tutto ciò è accade.
Quindi arrivo nel parcheggio (sempre sotto il diluvio) e mi aspetta una passeggiata di 10 minuti per arrivare al visitor centre, al coperto. Una passeggiata che normalmente sarebbe molto piacevole.
Ma non oggi.
Tento una prima volta l'uscita dalla macchina e vengo letteralmente mitragliata dalla pioggia. In nemmeno 30 secondi sono fradicia.
Ok. Ho capito, aspetto, magari spiove (ceeeeeeeeeerto, silvia) e tanto, sono stata previdente e mi sono portata le provviste da casa: mezzo tortino al formaggio e pomodoro e la mia nuova droga, un tortino di carote e uvetta (con la giusta dose di cannella) che mi fa impazzire (me ne mangio dei quintali). E ho pure mezzo litro di succo di mela (che mi ha sempre fatto schifo, ma dato che sull'aereo per venire qui ne ho bevuto dei litri perchè era la cosa meno peggio da bere, ora addirittura lo compro al supermercato).
Quindi mi richiudo in macchina e mi metto a mangiare e bere (che novità, eh?)
Con me, c'è la mia nuova mascotte, Ermenegilda, una vera pecora merino (come si può notare dalle corna): anche lei è sconvolta dalla pioggia!

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che non accenna a diminuire.
Va be'. Ho capito. Inutile sperare in un ormai impossibile rasserenamento.
Ovviamente arrivo al visitor centre con i piedi fradici e bagnata fino al ginocchio (il sentiero per arrivarci era completamente allagato). Mi sembra di essere in una specie di gara di sopravvivenza, mi consolo vedendo che anche le altre persone che sono lì sono messe come me.
Prendo il mio boarding pass ed attendo la mia sobria nave blu e bianca, che mi porterà in un fiordo, che a vederlo ora, somiglia più alle valli di Comacchio.
Poi vedo una signora che mi rincorre per dirmi che hanno cancellato la partenza, ma di non preoccuparmi che mi affideranno ad un'altra compagnia.
Ok, nessun problema.
Salgo così sulla “Lady of sound” (mai nome fu più azzeccato) accolta da un mozzo-cameriere, che somiglia a Boy George da giovane (in TUTTI i sensi).
Dimostrazione ne sia il fatto, che, a parte camminare come se stesse sfilando per valentino anche con il vento che sbatte la nave da una parte all'altra (120 nodi- si inizia a parlare di uragano da 68), il nostro Boy George, al primo accenno di onda (e oggi il mare era molto mosso) è corso su urlando e dimenandosi per salvare le tazzine da té. Eh sì, non ci sono più i marinai di una volta :P
Comunque, ero piuttosto incazzata per le nubi basse e per il tempo di merda (nonostante il capitano della nave continuasse a dire che questo era il giorno IDEALE per una visita al milford), ma ancora non sapevo quanto mi sbagliavo.
In effetti, prima di partire, in paese mi avevano detto che avrei visto tante cascate
io ancora non capivo bene.
Poi le ho viste.
Dato che sia sulla strada per Milford, che nel fiordo vero e proprio le montagne sono, oltre che altissime, letteralmente a picco sul mare o sulla valle, appena piove si formano, mille cascate, che sono impressionanti a vedersi.

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ho visto più cascate oggi di quante ne abbia mai viste in tutta la mia vita.
Durante la traversata, il nostro capitano è passato sotto ad una di queste cascate facendo provare l'ebbrezza (a chi voleva, rimanere sul ponte) di stare sotto a un getto d'acqua che scende da un altezza di circa 130 metri.
Ovviamente io l'ho fatto e a parte non respirare (o respirare solo acqua nebulizzata) ed essere completamente fradicia dopo, è stata un'esperienza meravigliosa.
Catartica ed energetica fin nel profondo.
E questa è il mio autoscatto appena ho ricominciato a respirare e mi sono un attimo asciugata.

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L'esperienza del Milford Sound è stata quindi completamente diversa da quella rilassante e commovente del Doubtful.
Al Milford, si sentiva letteralmente l'energia dell'acqua, la vita che scorre tumultuosa nel fiordo e, in un certo senso, anche tu venivi, inevitabilmente, ricaricato da tutto questo movimento.
Forse quest'esperienza è stata possibile proprio anche grazie allo svuotamento del Doubtful. Non so. Quello che so è che il Milford Sound mi rimarrà dentro per sempre, perchè, effettivamente, per quante foto ne hai viste (è il luogo più fotografato della Nuova Zelanda), una volta che sei lì, senti veramente qualcosa di speciale.
Come consiglio, mi sento quindi di dire, che se per caso passate di qui e avete poco tempo e non sapete che fiordo farvi, senza dubbio andate al Milford. Se è stato così speciale pure in una giornata di merda come oggi, non oso nemmeno pensare come sia con il sole che splende sulle sue montagne a picco sul mare.
Mi sento così carica dopo aver visto il Milford che sbatto sullo stereo in macchina l'intero Kid A e I'll laugh until my head comes off...

Here I'm allowed, everything all of the time.

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venerdì 14 novembre 2008

What the spirit seeks, the mind will follow

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Il Doubtul Sound (che vedete in foto), deve il suo nome al Capitano Cook, che, nel 1770, lo scoprì e, involontariamente, gli diede il nome: osservandolo dal mare preferì, infatti, non avventurarsi al suo interno, dichiarandosi dubbioso (doubtful) sulla possibilità che i venti all'interno del fiordo potessero poi spingere la nave nuovamente in mare aperto.
Il Doubtful Sound è il secondo fiordo più grande della regione del Fiordland (il Parco Nazionale più grande della Nuova Zelanda).
Per arrivarci, bisogna attraversare il lago Manapouri e già solo la visione di questo, basterebbe al mio cuore

per la bellezza e la pace che traspare dalle sue acque (che immagino gelide, ma non troppo) e dai monti che si ergono imponenti dalle sue rive.

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Dopo la traversata, un breve tratto in autobus, lungo la strada più cara del mondo (5 dollari ogni 2 cm), che attraversa un incredibile foresta piena di felci, per superare il Wilmot Pass e, finalmente, si è sul catamarano, su cui si attraversa tutto il Doubtful Sound.

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Mentre navighi nel Doubtful Sound, tutto ti sembra terribilmente piccolo e distante.
Di fronte a questa meraviglia della natura, nulla è più importante. Anche la tua stessa vita, che fino a un momento prima sembrava al centro dell'universo, sembra una tremenda cazzata.
Allo stesso tempo, il solo guardar scorrere il paesaggio, ti dona un senso di pace che quasi ti commuove (anche senza il quasi, vi dirò), come se “there was nothing to fear nothing to doubt” (per dirla con parole in prestito).

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Passando ad argomenti più terreni, il Doubtful è anche habitat naturale perfetto per le foche

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il cui scopo principale, durante il giorno, è dormire e rilassarsi sugli scogli (bella vita!), cibandosi di notte.
Nel Doubtful, abbiamo visto anche i delfini, ma soprattutto il rarissimo Fiordland Crested Penguin, pinguino caratterizzato da una cresta gialla attorno agli occhi (che mi ha detto di salutargli un suo amico modenese , :P)

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(il pinguino è al centro, lo vedete meglio zoomando)

ma mica è finita qui.
Dopo che sei quasi stordito dalla potenza della natura, ecco che decidono di ricordarti che anche l'intelligenza e la bravura umana non è da meno e ti portano, attraverso un tunnel di due km letteralmente scavato nel granito della montagna, fino alla Manapouri Power Station. Quest centrale idroelettrica si trova 176 metri sotto il livello del lago Manapouri, di cui sfrutta le acque (500 metri cubi ogni secondo-abbastanza per riempire 80 piscine olimpiche in un minuto) per generare corrente elettrica. I lavori, iniziati nel 1963, furono completati solo nel 1971.
Il 22 ottobre 1962, il Ministro della Giustizia fu invitato nel tunnel per azionare la simbolica ultima “botta” di dinamite per ultimare il tunnel...
Ebbene, la dinamite usata, evidentemente, era un po' troppa, perchè, questo fu l'esilarante risultato

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nell'occasione, nessuno si fece male (mentre durante gli scavi, a causa delle condizioni di lavoro, a dir poco proibitive e pericolose, morirono 12 operai che sono ricordati all'interno del tunnel).

Domani, non so ancora che farò, ma mi godrò Te Anau, che mi pare, al momento un luogo ideale (nè troppo piccolo, nè troppo grande) e pieno di cose da fare, ma anche, come dicono qui, laid back, rilassato e tranquillo.
Dopodomani, andrò a vedere un altro fiordo, il più famoso e frequentato Milford Sound. Vi farò sapere quale dei due fiordi è il migliore.
Nel frattempo, che un po' della pace del Doubtful Sound (e un po' del suo silenzio) vi raggiunga tutti.

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