domenica 16 novembre 2008

Rain is what the thunder brings, for the first time I can hear my heart sing, call me a fool but I know I'm not

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Già da 2 giorni, le previsioni del tempo neozelandesi dicevano che domenica sarebbe stata brutta con “heavy rains nel southland”. Ma dato che le previsioni qui non ci prendono praticamente mai (per lo meno, per quello che ho visto finora) non ci avevo dato molto peso.
Ho fatto evidentemente molto male...

Stamattina mi ha svegliato il diluvio universale.
Letteralmente.
Mai vista tanta pioggia in vita mia. E, sinceramente, ora capisco perchè il bosco che c'è tutto attorno ai fiordi lo chiamano RAINforest (e ci credo)!
In ogni caso, oggi avevo prenotato la mia esplorazione del Milford Sound e le opzioni che si presentavano erano sostanzialmente due: rinunciare e perdere l'occasione (e i soldi) o tentare la sorte lungo la strada per Milford, 120 km sotto il diluvio universale con le nubi basse che manco la nebbia in piazza a Ferrara.
Se mi conoscete, sapete che ovviamente ho scelto la seconda opzione.
Sono partita molto per tempo, perchè c'è sempre il rischio che crolli un albero (gli alberi della rainforest non sono piantati nel terreno, ma si reggono alle pietre e non è raro che precipitano sotto il peso delle forti pioggie o della neve) e che chiudano la strada.
Per fortuna nulla di tutto ciò è accade.
Quindi arrivo nel parcheggio (sempre sotto il diluvio) e mi aspetta una passeggiata di 10 minuti per arrivare al visitor centre, al coperto. Una passeggiata che normalmente sarebbe molto piacevole.
Ma non oggi.
Tento una prima volta l'uscita dalla macchina e vengo letteralmente mitragliata dalla pioggia. In nemmeno 30 secondi sono fradicia.
Ok. Ho capito, aspetto, magari spiove (ceeeeeeeeeerto, silvia) e tanto, sono stata previdente e mi sono portata le provviste da casa: mezzo tortino al formaggio e pomodoro e la mia nuova droga, un tortino di carote e uvetta (con la giusta dose di cannella) che mi fa impazzire (me ne mangio dei quintali). E ho pure mezzo litro di succo di mela (che mi ha sempre fatto schifo, ma dato che sull'aereo per venire qui ne ho bevuto dei litri perchè era la cosa meno peggio da bere, ora addirittura lo compro al supermercato).
Quindi mi richiudo in macchina e mi metto a mangiare e bere (che novità, eh?)
Con me, c'è la mia nuova mascotte, Ermenegilda, una vera pecora merino (come si può notare dalle corna): anche lei è sconvolta dalla pioggia!

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che non accenna a diminuire.
Va be'. Ho capito. Inutile sperare in un ormai impossibile rasserenamento.
Ovviamente arrivo al visitor centre con i piedi fradici e bagnata fino al ginocchio (il sentiero per arrivarci era completamente allagato). Mi sembra di essere in una specie di gara di sopravvivenza, mi consolo vedendo che anche le altre persone che sono lì sono messe come me.
Prendo il mio boarding pass ed attendo la mia sobria nave blu e bianca, che mi porterà in un fiordo, che a vederlo ora, somiglia più alle valli di Comacchio.
Poi vedo una signora che mi rincorre per dirmi che hanno cancellato la partenza, ma di non preoccuparmi che mi affideranno ad un'altra compagnia.
Ok, nessun problema.
Salgo così sulla “Lady of sound” (mai nome fu più azzeccato) accolta da un mozzo-cameriere, che somiglia a Boy George da giovane (in TUTTI i sensi).
Dimostrazione ne sia il fatto, che, a parte camminare come se stesse sfilando per valentino anche con il vento che sbatte la nave da una parte all'altra (120 nodi- si inizia a parlare di uragano da 68), il nostro Boy George, al primo accenno di onda (e oggi il mare era molto mosso) è corso su urlando e dimenandosi per salvare le tazzine da té. Eh sì, non ci sono più i marinai di una volta :P
Comunque, ero piuttosto incazzata per le nubi basse e per il tempo di merda (nonostante il capitano della nave continuasse a dire che questo era il giorno IDEALE per una visita al milford), ma ancora non sapevo quanto mi sbagliavo.
In effetti, prima di partire, in paese mi avevano detto che avrei visto tante cascate
io ancora non capivo bene.
Poi le ho viste.
Dato che sia sulla strada per Milford, che nel fiordo vero e proprio le montagne sono, oltre che altissime, letteralmente a picco sul mare o sulla valle, appena piove si formano, mille cascate, che sono impressionanti a vedersi.

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ho visto più cascate oggi di quante ne abbia mai viste in tutta la mia vita.
Durante la traversata, il nostro capitano è passato sotto ad una di queste cascate facendo provare l'ebbrezza (a chi voleva, rimanere sul ponte) di stare sotto a un getto d'acqua che scende da un altezza di circa 130 metri.
Ovviamente io l'ho fatto e a parte non respirare (o respirare solo acqua nebulizzata) ed essere completamente fradicia dopo, è stata un'esperienza meravigliosa.
Catartica ed energetica fin nel profondo.
E questa è il mio autoscatto appena ho ricominciato a respirare e mi sono un attimo asciugata.

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L'esperienza del Milford Sound è stata quindi completamente diversa da quella rilassante e commovente del Doubtful.
Al Milford, si sentiva letteralmente l'energia dell'acqua, la vita che scorre tumultuosa nel fiordo e, in un certo senso, anche tu venivi, inevitabilmente, ricaricato da tutto questo movimento.
Forse quest'esperienza è stata possibile proprio anche grazie allo svuotamento del Doubtful. Non so. Quello che so è che il Milford Sound mi rimarrà dentro per sempre, perchè, effettivamente, per quante foto ne hai viste (è il luogo più fotografato della Nuova Zelanda), una volta che sei lì, senti veramente qualcosa di speciale.
Come consiglio, mi sento quindi di dire, che se per caso passate di qui e avete poco tempo e non sapete che fiordo farvi, senza dubbio andate al Milford. Se è stato così speciale pure in una giornata di merda come oggi, non oso nemmeno pensare come sia con il sole che splende sulle sue montagne a picco sul mare.
Mi sento così carica dopo aver visto il Milford che sbatto sullo stereo in macchina l'intero Kid A e I'll laugh until my head comes off...

Here I'm allowed, everything all of the time.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

che immagini incredibili! la forza della natura!
A parte le cascate la prima foto è stupenda!
immagino quando sei tornata a casa: un bel bagno caldo, pantofole e il calore del fuoco vicino al caminetto(c'è il caminetto?).:D
Peccato che non hai scattato una foto a Boy George, chissà forse era davvero lui, si sarà dato alla navigazione:P

tantissimi piovosi saluti anche a Ermenegilda:D

Anonimo ha detto...

Ah, la pioggia, la pioggia. Quando sei lontano dalle comode occasioni di riparo:

"Waiting is the hardest thing
(It's strange I feel like I've known you before)
I tell myself that if I believe in you
(And I want to understand you)
In the dream of you
(More and more)
With all my heart and all my soul
(When I'm with you)
That by sheer force of will
(I feel like a magical child)
I will raise you from the ground
(Everything strange)
And without a sound you'll appear
(Everything wild)
And surrender to me, to love"

Anonimo ha detto...

In ritardo as usual ho letto questo post, twin. In ritardo ma comunque in tempo per godermi l'avventura e le descrizioni.
Complimenti davvero, per un sacco di motivi:
intanto per non esserti lasciata demotivare da una giornata di pioggia torrenziale e avere avuto il buon-non-senso di proseguire nonostante tutto, sei genialmente fuori di testa.
poi per avermi fatto venire una fame descrivendo cosa mangi e cosa bevi che mmmhhhh slurp, ti detesto, mi sto avvicinando con animo intristito verso la mensa aziendale pensando al dolce alla carotina e cannella e alle altre bontà.
inoltre, per aver trovato una fidanzata sexy per Panzanello :-D te ne sarà grato
ed infine per essere riuscita a trovare un personaggione come il marinaio boy george anche nel posto più sperduto e remoto del mondo :-D, j'adore la descrizione delle tazzine ahahaha!
no, dai, scherzi a parte.
Mi sono emozionata a leggere il resoconto di questa gita e posso solo immaginare le sensazioni fortissime che ti ha dato questa giornata e gli scenari che hai visto.
Forse il luogo sarebbe stato ancora più suggestivo col sole e le montagne ma penso che ne avresti avuto forse un ricordo più banalmente patinato. Credo, invece, che aver affrontato la forza dell'elemento "acqua" in tutte le sue declinazioni e aver conquistato e goduto lo scenario in un momento così irripetibile e potente sia qualcosa di indimenticabile.
Che dire, chapeau, twin, chapeau!
Baci!

Jas